OPERAZIONE “NUMBAR DAR”: INDAGINE CONTRO IL CAPORALATO IN UNA NOTA AZIENDA VINICOLA DEL CHIANTI
Circa 30 Forestali di Firenze e Prato, sono impegnati dalle prime ore dell’alba, unitamente al personale della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, in attività di arresto nei confronti di noti imprenditori operanti nel settore della produzione e commercializzazione di vino “Chianti”.
 
 
Dalle prime ore dell’alba, è in corso una vasta operazione di polizia,  denominata “Numbar Dar” in esecuzione di ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Prato. L’attività investigativa ha permesso di evidenziare l’esistenza di un’associazione per delinquere  finalizzata a commettere una serie indeterminata di delitti tra cui “intermediazione illecita nel reclutamento di cittadini extracomunitari”, per lo più giunti in Italia come profughi e sfruttamento del lavoro nero, “Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”, “Interramento di rifiuti speciali”, “Emissione di fatture false”, “Frode in esercizio del commercio”, in quanto mettevano in commercio vino “CHIANTI”, prodotto con uve e mosti provenienti dalla Sicilia e dalla Puglia, anziché dalla Toscana, un prodotto diverso, per qualità chimico-fisiche di composizione ed attestazione, da quello dichiarato.
In particolare si è accertato che il sodalizio criminale, composto da cittadini italiani e pakistani, approfittando dello stato di bisogno o di necessità delle vittime provenienti da scenari di guerra e povertà, reclutava profughi richiedenti asilo, presenti all’interno di strutture di accoglienza locali, al fine di avviarli, in condizione di sfruttamento, anche mediante l’uso della violenza, minaccia o intimidazione,  allo svolgimento di attività agricola sotto pagata (4 euro l’ora) all’interno della predetta azienda vitivinicola del Chianti Fiorentino.
Nello specifico il Corpo forestale dello Stato di Firenze e Prato, la D.I.G.O.S. della Questura di Prato con la Sezione di polizia Stradale, ed il Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Prato, sotto la direzione del Procuratore Capo Dott. Giuseppe NICOLOSI e dei Sostituti Procuratori Dott. Antonio SANGERMANO e D.ssa Laura CANOVAI, stanno eseguendo 11 misure cautelari personali, di cui 5 arresti domiciliari nei confronti di 3 noti imprenditori operanti nel settore della produzione e commercializzazione del vino “Chianti”, un investigatore privato ed un faccendiere; il provvedimento comprensivo di misure cautelari reali prevede anche il sequestro di diverse società riconducibili all’azienda vitivinicola del chianti fiorentino nonché 13 perquisizioni delegate nei confronti di cittadini italiani e pakistani. 
il sodalizio criminale inoltre svolgeva attività criminose connesse e parallele, con l’ausilio anche di faccendieri e collaboratori esterni, quali la produzione di vino con il marchio “Chianti” in violazione della normativa sulla produzione dei vini del chianti; l’emissione di fatture per operazioni inesistenti o per importi superiori a quelli reali al fine di implementare le capacità concorrenziali sul mercato; percezione indebita di contributi comunitari per il tramite dell’agenzia regionale (ARTEA);  l’interramento di rifiuti speciali.
I soggetti indagati sono stati altresì raggiunti da provvedimenti di sequestro preventivo “per equivalente” in ragione dei reati di natura fiscale contestati che ha portato all’ulteriore sequestro di quote di capitale sociale di altre 7 aziende del medesimo gruppo familiare. Per 5 società di esse (di cui tre immobiliari) è stato sequestrato l’intero capitale sociale. 
Le perquisizioni stanno interessando vari comuni di questa provincia e delle province di Firenze, di Modena e di Perugia I soggetti destinatari dei summenzionati provvedimenti sono stati individuati a seguito di una mirata e approfondita attività delegata dalla Procura della Repubblica di Prato che traeva origine da un esposto/denuncia, presentato da 2 rifugiati africani presso la Questura di Prato nel Settembre 2015 con il quale si segnalava un illecito sfruttamento di circa 50 braccianti agricoli, tutti di origine africana ed impiegati presso un’azienda agricola nel Chianti.