Con la modifica del Regolamento, riconosciuto il valore delle olive carolea a coratina, fra le principali cultivar italiane
 
Canino, Unasco: “Tutta la filiera, unita e coesa, ha combattuto per la modifica del regolamento europeo che ha discriminato gli oli extravergine di oliva. Oggi possiamo affermare che uniti possiamo difendere e diffondere la qualità e l'origine degli oli 100% italiani.”
 
Roma, 2 dicembre 2016 – “E’ una grande vittoria di tutto il mondo olivicolo italiano. che rende giustizia alla pervicacia dei produttori italiani e alla ricchezza varietale del nostro Paese, che non ha uguali nel mondo. Ringrazio prima di tutto i produttori che ci hanno sostenuto, con pazienza e tenacia, nel lungo processo per lo studio delle caratteristiche degli oli discriminati. Ringrazio allo stesso modo il Ministero delle Politiche Agricole e l' ufficio tecnico competente, per aver condotto insieme a noi questa battaglia in sede nazionale ed europea.”
 
Con queste parole il presidente di UNASCO, Luigi Canino, ha salutato l’avvenuta modifica del Regolamento comunitario 2568/91 relativo “alle caratteristiche degli oli d’oliva e degli oli di sansa nonché ai metodi ad essi attinenti”.
 
Un obiettivo inseguito da tempo da tutta la filiera olivicola olearia italiana, oggi FOOI, da quando, precisamente, con l’entrata in vigore del Regolamento 2568/91 nell'ottobre 2015, alcuni parametri relativi agli acidi grassi (acido eptadecanoico, eptadecenoico ed eicosenoico) espressi dai due tipi di olive più diffuse nel Mezzogiorno, la Carolea e la Coratina, avevano di fatto reso impossibile la  commercializzazione degli oli extravergine di oliva in purezza, mortificando così le produzione nostrana.
 
Frutto di un lungo periodo di negoziazione, già lo scorso mese di maggio il COI, Consiglio olivicolo internazionale, nella seduta a Teheran in Iran, aveva dato parere favorevole alla revisione del Regolamento europeo.
Un dossier approvato dal Comitato tecnico scientifico del Coi lo scorso 22 aprile, aveva infatti evidenziato in modo inconfutabile che la presenza degli acidi grassi nella carolea e nella coratina rappresentano una peculiarità propria della varietà, non un elemento discriminante per la qualità degli oli ma un elemento genetico e distintivo delle stesse.
 
“Questa buona notizia, in una stagione particolarmente difficile per l’olivicoltura – conclude Canino – deve darci nuove motivazioni per continuare a giocare la carta della qualità e della genuinità del prodotto 100% made in Italy, anche a dispetto di quanti cercano scorciatoie per svendere il nostro patrimonio di storia, cultura, salute in nome di comodi profitti. Quando la filiera italiana dell’olio agisce congiuntamente, raggiunge risultati importanti, anche sulla scena internazionale a favore di tutto il mondo olivicolo nazionale”.